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Messina ricorda il devastante terremoto del 1908: un dibattito sulla continuità e la trasformazione della città

Nella Chiesa dei Catalani una Tavola Rotonda sulla memoria storica, l’identità cittadina e le lezioni del passato.

Data :

30 dicembre 2025

Messina ricorda il devastante terremoto del 1908: un dibattito sulla continuità e la trasformazione della città
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Descrizione

Si sono concluse ieri, lunedì 29 dicembre, le iniziative promosse dall'Amministrazione Comunale in occasione del 117° anniversario del terremoto che devastò Messina il 28 dicembre 1908. Il ciclo di eventi si è chiuso con una Tavola Rotonda dal titolo "28 dicembre 1908: cesura e/o continuità?", che si è tenuta nella Chiesa Santissima Annunziata dei Catalani, un luogo simbolico per la memoria delle vittime e dei dispersi del sisma. L'incontro, curato dal Comitato "Messina 908", ha visto la partecipazione di relatori di rilievo: Sergio Todesco, Federico Martino, Giuseppe Restifo, con la moderazione di Dino Calderone, e l'intervento finale dell'Assessore alla Cultura, Enzo Caruso.
Da diversi anni, il Comitato “Messina 908” promuove iniziative per approfondire aspetti meno conosciuti del sisma del 1908, cercando di allargare la comprensione dell'evento a un pubblico più ampio, al di là degli ambienti accademici. L'iniziativa di quest'anno ha dedicato particolare attenzione alla memoria delle centinaia di messinesi, non celebri, ma ugualmente vittime e dispersi, il cui nome è spesso rimasto nel dimenticatoio. I relatori hanno così restituito loro una dignitosa visibilità, facendo emergere dalla memoria collettiva il ricordo di 117 messinesi, protagonisti silenziosi di quella tragedia.

L'incontro è stato preceduto da un momento solenne e commovente, in cui la Chiesa Santissima Annunziata dei Catalani ha accolto il ricordo di coloro che persero la vita in quella terribile catastrofe. Il dibattito successivo ha affrontato la questione dell'identità cittadina post-terremoto. Dino Calderone ha introdotto il tema, ponendo domande cruciali: dove cercare l’autenticità messinese? La città è stata ricostruita rispettando la sua storia? Quali tradizioni sono state tramandate e in che forma? I relatori hanno offerto punti di vista diversi.

Federico Martino, ex docente di Storia del Diritto, ha preso spunto dai suoi incontri con il linguista messinese Vincenzo Orioles, il quale notava come il dialetto messinese fosse sostanzialmente diverso da quello pre-terremoto. Questa mutazione linguistica, che ha avuto anche un impatto culturale, ha favorito la discontinuità con il passato. Secondo Martino, invece di cercare un'identità perduta, sarebbe necessario costruirne una nuova.

Giuseppe Restifo, già docente di Storia Moderna, ha invece evidenziato la continuità tra le generazioni, sostenendo che, nonostante il drammatico cambiamento, i messinesi hanno continuato a trasmettere un forte senso di appartenenza, anche ai nuovi arrivati, come gli immigrati.

Sergio Todesco, esperto in studi antropologici, ha sottolineato come l’identità non sia mai statica, ma si trasformi nel tempo, soprattutto dopo eventi traumatici come il terremoto del 1908.

Il ciclo di eventi si è concluso con l'intervento dell’Assessore alla Cultura, Enzo Caruso, che ha portato il suo contributo in qualità di ricercatore con esperienza quindicennale all’Istituto Geofisico dell’Università di Messina. Caruso ha sollevato interrogativi provocatori sulla consapevolezza della popolazione riguardo al rischio sismico, alla preparazione in caso di calamità e su quanto, in 117 anni, siano cambiate le abitudini comportamentali della cittadinanza. In particolare, l’Assessore ha posto delle domande aperte, in modo provocatorio: “Cosa abbiamo imparato dal Terremoto del 1908?”, “Quanto i messinesi sono coscienti di abitare dove i terremoti, di diversa intensità, si generano a seguito di accumulo di energia dovuto al movimento delle faglie che stanno sotto i loro piedi?”, “Quanto la popolazione (non la Protezione Civile) ha acquisito e interiorizzato norme comportamentali in caso di calamità sismica?”. L'Assessore Caruso ha concluso osservando che, “è fuor di dubbio che in 117 anni questa consapevolezza è stata tramandata in modo alquanto superficiale e le motivazioni forse vanno ricercate nel fatalismo, in un atteggiamento forse scaramantico o nella paura di evocare un evento che, per evitare che possa ripetersi, va al contrario esorcizzato”.

 

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N.1438 - redatto da g.da

Ultimo aggiornamento: 30 dicembre 2025, 17:07

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